Docente
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GIOSI MARCO
(programma)
Cura di sé e autobiografia Il presente Corso intende offrire un’occasione di riflessione critica in merito ad una categoria cruciale della dimensione pedagogico-educativa quale, appunto, la cura, nel suo intrecciarsi con la dimensione dell’autobiografia. Diversi saranno i punti focali di questo percorso: A)Una analisi filosofico-educativa della nozione di cura, seguendo gli orientamenti etico-morali novecenteschi propri delle filosofie del dialogo e della persona: Lévinas, Buber, Scheler e Ricoeur in particolare; riprendendo, poi, spunti e tematiche relativi alle filosofie dell’esistenza, nelle loro differenti espressioni (Heidegger, Marcel, Jaspers) e della psichiatria fenomenologica dei primi decenni del Novecento (sempre Jaspers, Binswanger, Minkowski), lungo un costante riferimento alla dimensione antropologica del soggetto/persona. B)Il Corso sarà, inoltre, rivolto alla analisi della cura entro ambiti di tipo pedagogico socio-sanitario, in termini di pedagogia della cura, attraverso una lettura critica di quelle categorie quali salute, malattia, dolore, corpo, empatia, vulnerabilità, consustanziali all’atto del curare, entro una prospettiva pedagogica improntata all’umanizzazione della cura e all’utilizzo di una metodologia d’approccio ispirata a quell’orientamento teorico e pratico che va sotto il none di illness narratives, secondo la definizione datane da Arthur Kleinman. C)Saranno analizzate le riflessioni pedagogiche sviluppate, in Italia, da Franco Cambi, in particolare, sul terreno della “cura di sé” e del metodo autobiografico quale pratica feconda e preziosa ai fini della formazione personale. La scrittura autobiografica, la narrazione di sé, appaiono ricche di implicazioni formative, emancipative, riflessivo-critiche. Alla base di esse, possiamo individuare un bisogno radicale di espressione di sé, un "darsi forma", un rendersi riconoscibili, a sé stessi e agli altri, facendo, quindi, del "riconoscimento" una categoria-chiave dello sviluppo identitario, che chiama in causa la natura intimamente sociale, relazionale (e, come vedremo, politica) di ogni narrazione "privata", individuale, intima. L'autobiografia è, dunque, per prima cosa "bisogno", ma anche, poi, metodo e modello. E tale è diventato all'interno delle pratiche pedagogiche e formative che, negli ultimi decenni, hanno preso corpo, proprio a partire dalla dimensione quotidiana, "anonima" del raccontarsi. Si pensi all'esperienza degli Archivi della memorialistica a Pieve Santo Stefano, fino alla Libera Università dell' Autobiografia, presso Anghiari. Ovvio che tali processi investono, sempre, perlomeno tre aspetti della identità personale: 1)quello , più intimo, connesso alla "rappresentazione di sé", intriso di valenze affettive, cognitive, immaginative, che si gioca sul piano di una dialettica tra ciò che io sono e ciò che vorrei essere, alla luce di ciò che sono stato 2)Quello di natura sociale, relativo a mio "essere per gli altri", e quindi anche a come gli altri vedono me stesso, che si nutre, nell'arco della mia vita, di una serie di aspettative (familiari, sociali, lavorative, etc.) che il mio ambiente sociale di riferimento crea nei miei confronti, e che viene a mia volta recepito da me, sempre entro una dialettica tra adesione/conflitto 3)Quello di matrice eminentemente professionale/lavorativa che, soprattutto nell'attuale condizione "liquida", per dirla con Bauman, segnata dalla flessibilità, precarietà, da dinamiche di mutamento repentine, costringe la persona ad un costante processo di revisione, ri-adattamento e possibili nuovi sviluppi delle conoscenze/competenze acquisiti, in vista di una ridefinizione del proprio ruolo professionale. D) Parte Laboratoriale: narrazione di sé, formazione e cinema L'esperienza che facciamo del cinema, del guardare un film, si inserisce entro uno spazio connotato da profonde e cruciali valenze di formatività. E' uno spazio nel quale la persona può ricreare, sperimentare, rielaborare la realtà, senza rischi e vincoli, all'interno di una dialettica che vive all'insegna di una tensione creativa tra immedesimazione e straniamento, tra illusione e verità, tra apparenza e realtà. La pressione performativa del film induce nello spettatore la possibilità di provare emozioni, meditare, pensare. Il cinema reca in sé, dunque, un peculiare valore formativo nella misura in cui lavora sulla possibilità di far affiorare i vissuti del soggetto, le complesse dinamiche emozionali, che vengono ad essere sollecitate dal potenziale di fascinazione catartica che il linguaggio filmico reca in sé, sia sul piano narrativo, sia sul piano iconico-immaginativo, rendendone quindi analizzabili e coscientizzabili i contenuti. il cinema mostra il "corso delle cose", mentre le inscrive dentro la costante trasformazione che le anima. Il cinema, dunque, come esempio di significativa pratica pedagogico-educativo in termini di cura di sé e rilettura di sé attraverso “storie di vita”.
Testi M. Giosi, Le radici pedagogiche della cura, Roma, Anicia, 2022. D. Demetrio, Raccontarsi. L'autobiografia come cura di sé, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2022 (i primi 8 capitoli). E. Morin, Il cinema o l'uomo immaginario, Raffaello Corina Editore, Milano, 2016 ( Di questo testo andranno studiati soltanto tre capitoli)
Parte Laboratoriale. Un film a scelta tra: Il posto delle fragole di Ingmar Bergman Truman Show di Peter Weir L'attimo fuggente di Peter Weir Ladri di biciclette di Vittorio De Sica Farenheit 451 di François Truffaut American beauty di Sam Mendes Un angelo alla mia tavola di Jane Campion Bellissima di Luchino Visconti Sweet Sixteen di Ken Loach Gente comune di Robert Redford Il signore delle mosche di Peter Brook Noi siamo infinito di Stephen Chbosky Favolacce di D e F. D’ Innocenzo Christiane F. Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Uli Edel Ragazze interrotte di Jane Mangold Il film scelto sarà oggetto di un elaborato (non meno di due pagine) attraverso il quale gli studenti/studentesse forniranno una libera interpretazione, applicando, altresi’, alcune della categorie pedagogiche esperite durate il Corso
(testi)
Testi M. Giosi, Le radici pedagogiche della cura, Roma, Anicia, 2022. D. Demetrio, Raccontarsi. L'autobiografia come cura di sé, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2022 (i primi 8 capitoli). E. Morin, Il cinema o l'uomo immaginario, Raffaello Corina Editore, Milano, 2016 ( Di questo testo andranno studiati soltanto tre capitoli)
Parte Laboratoriale. Un film a scelta tra: Il posto delle fragole di Ingmar Bergman Truman Show di Peter Weir L'attimo fuggente di Peter Weir Ladri di biciclette di Vittorio De Sica Farenheit 451 di François Truffaut American beauty di Sam Mendes Un angelo alla mia tavola di Jane Campion Bellissima di Luchino Visconti Sweet Sixteen di Ken Loach Gente comune di Robert Redford Il signore delle mosche di Peter Brook Noi siamo infinito di Stephen Chbosky Favolacce di D e F. D’ Innocenzo Christiane F. Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Uli Edel Ragazze interrotte di Jane Mangold Il film scelto sarà oggetto di un elaborato (non meno di due pagine) attraverso il quale gli studenti/studentesse forniranno una libera interpretazione, applicando, altresi’, alcune della categorie pedagogiche esperite durate il Corso
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