Docente
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RICCA MARIO
(programma)
Perché un corso di diritto interculturale e semiotica globale? Perché un giurista/avvocato contemporaneo dovrebbe acquisire conoscenze di semiotica? La risposta a queste domande – che probabilmente ogni studente si porrà consultando il programma di questo corso – può essere sintetizzata in una serie di semplici osservazioni. Il diritto è fatto di parole. Le parole sono segni. I segni di cui si compone il diritto servono a interpretare e qualificare il comportamento degli esseri umani e gli oggetti, i fenomeni e gli eventi in esso coinvolti. La corrispondenza e quindi l'applicazione delle leggi a ciascun caso dipende dalla qualificazione dei comportamenti umani restituita dagli interpreti. Questo vale anche per le regole che attraverso le parole, di volta in volta, vengono fornite da ogni sistema giuridico. La qualificazione della condotta umana non sempre si identifica con un'opera di traduzione. Questo perché nei contesti sociali caratterizzati da una relativa stabilità, la corrispondenza tra le parole del diritto e i fatti sociali è assicurata, in misura maggiore o minore, dalla cultura del corpo sociale e dalla corrispondente omogeneità comunicativa. Eppure, in ogni atto di qualificazione giuridica si annida una traduzione. È così perché anche i fatti hanno bisogno di essere interpretati, e per interpretare qualcosa bisogna trasformarla in un segno. Di conseguenza, l'intera attività giuridica comprende una trasposizione/traduzione del significato dei fatti sociali nel significato delle norme giuridiche affinché queste possano essere applicate attraverso le procedure istituzionali previste. Cosa succede, tuttavia, quando gli usi interpretativi, cioè il modo consolidato di far corrispondere i segni relativi ai fatti sociali e i segni contenuti nel diritto, si entrano in contatto con situazioni di profondo cambiamento sociale? Come accade quando, ad esempio, varia la composizione etno-sociale della popolazione? Quando i cittadini realizzano i loro interessi e diritti attraverso attività che trascendono i confini territoriali e culturali delle singole nazioni e dei loro sistemi giuridici? Quando tutto questo accade, la qualificazione giuridica torna a rivelare l’attività traslativa tra segni, cioè tra domini semiotici, che ne costituisce il nucleo autentico e più profondo. La globalizzazione e la trasformazione multiculturale/multireligiosa delle società nazionali contemporanee corrispondono perfettamente, se non pure in modo eclatante, alle situazioni di cambiamento sopra descritte. Applicare la legge – lavorando come giudici, avvocati, notai, funzionari pubblici o semplicemente agendo come soggetti di diritto – richiede quindi la necessaria acquisizione di capacità e metodologie adeguate a gestire l’attività di traduzione. Inoltre, quando i cambiamenti sociali comportano differenze culturali e religiose, il traduttore giuridico deve considerare più delle parole di un altro sistema giuridico. Ciò è dovuto alla circostanza che la cultura – così come la religione che la compone o che antropologicamente resiliente in essa nonostante il diffondersi dei processi di secolarizzazione – è un sistema di segni. Non comprende solo parole, ma anche oggetti, azioni, territori, paesaggi, comportamenti, corpi, sistemi viventi e tutto ciò che scambia informazioni con l’ambiente (dalle cellule alle piante, e così via). La traduzione dei fatti in norme giuridiche non avviene solo tra lingue ma, appunto, tra sistemi semiotici diversi e tra spazi di esperienza correlati. In breve, per giungere alla corretta qualificazione giuridica della condotta di persone di altre culture, il giurista/avvocato è chiamato a svolgere una traduzione inter-semiotica. Per servire allo scopo, tale traduzione inter-semiotica dovrà essere contemporaneamente ‘globale’ – in modo da coprire tutti gli aspetti dell’esperienza – e interculturale. L’analisi di cui sopra ha enormi e immediati effetti pratici. Una vera comprensione di ciò che dice e fa la parte negoziale di una cultura o religione diversa non è possibile senza adottare una metodologia di traduzione semiotico-interculturale. Lo stesso vale per la qualificazione giuridica della condotta nel diritto penale. E ancora, decodificare correttamente il testamento di un testatore sarebbe altrettanto difficile, se non impossibile, senza le conoscenze antropologiche che una metodologia di traduzione semiotico-interculturale comporta. Il corso è espressamente diretto a fornire agli studenti le competenze necessarie per affrontare l’uso transculturale del diritto. L’acquisizione di queste competenze consentirà loro di navigare sia nella dimensione transnazionale sia nei circuiti di relazioni interculturali che ogni giorno prendono sempre più forma all'interno dei contesti nazionali. Queste competenze possono essere applicate sia alla consulenza legale per le imprese sia all'assistenza legale per le persone coinvolte in relazioni intersoggettive con persone di altre culture; nel lavoro dei giudici, degli avvocati e dei notai; nello svolgimento delle funzioni dei funzionari pubblici e degli operatori di pubblica sicurezza; e così via. Le competenze semiotiche e giuridico-interculturali sono indispensabili per qualsiasi giurista contemporaneo. E questo semplicemente perché oggi il globale si insinua in ogni contesto locale e ha la potenzialità di incunearsi in ogni relazione intersoggettiva – dal commercio all'esperienza familiare – destinata in un modo o nell'altro a transitare sotto la lente del diritto. In accordo con quanto delineato finora, gli argomenti del corso comprenderanno: 1. Che cos'è la cultura? 2. Che cos'è la semiotica globale e il suo legame con le proiezioni spaziali contemporanee dell'esperienza giuridica? 3. Diritto, cultura, religione: Un approccio interculturale alla secolarizzazione giuridica. 4. Società multiculturali e diritto interculturale. 5. Metodologia della traduzione giuridica transculturale. 6. Diritto contrattuale transculturale. 7. Diritto di famiglia interculturale. 8. Diritto penale interculturale. 9. Pratica legale e uso interculturale del diritto.
(testi)
M. Ricca (2023), Intercultural Spaces of Law: Translating Invisibilities. Springer: Cham. Capitoli: 1-6: pp. da 1 a 355. Ulteriore materiale, anche in relazione alle esigenze didattiche prospettate dagli studenti, sarà indicato dal docente durante le lezioni
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