Docente
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MARRAFFA MASSIMO
(programma)
Il corso è una introduzione alla neuroscienza cognitiva clinica. Intorno alla metà degli anni 1980 la neuroscienza cognitiva iniziò a influenzare la psichiatria, la quale, fino ad allora, era stata assai poco partecipe della rivoluzione cognitivista. Tra i primi esemplari di una psichiatria ispirata alla neuroscienza cognitiva possiamo citare l’ipotesi secondo cui l’insufficiente comprensione delle menti altrui riscontrabile in pazienti portatori di disturbi dello spettro autistico sarebbe riconducibile alla compromissione di meccanismi deputati alla mentalizzazione; la definizione della schizofrenia come “autismo a tarda insorgenza”; la spiegazione neuropsicologica di alcuni deliri da errata identificazione; e infine la spiegazione delle condotte psicopatiche come l’esito dell’assenza o del malfunzionamento di un “meccanismo di inibizione della violenza”. Alla luce di questi contributi pionieristici, alcuni studiosi cominciarono a nutrire la speranza che fosse giunto infine il momento in cui la psichiatria avrebbe smesso di fare esclusivo affidamento sulle categorie basate sui segni e i sintomi , per prendere l’assetto di una neuroscienza cognitiva clinica, vale a dire, un programma di ricerca che definisce i disturbi psichiatrici come disfunzioni di meccanismi neurocognitivi.
(testi)
Per i frequentanti: materiali forniti durante il corso.
Per i non frequentanti: M. Marraffa e C. Meini, L’identità personale, Carocci, Roma 2016. P. Fonagy, G. Gergely, E.L. Jurist, M. Target, Regolazione affettiva, mentalizzazione e sviluppo del sé, Cortina, Milano 2005 (solo capp. 1, 3, 4 e 7).
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