LABORATORIO DI ARTI DELLO SPETTACOLO 1
(obiettivi)
C’è più vitalità espressiva fra gli uomini della “Città Dolente” che in quasi tutti i contesti della vita “normale”; chi vuole fare arte o studiarla criticamente si può rivolgere utilmente a quella fonte; non si capirà, né sì potrà restituire la poetica di Shakespeare, di Brecht, di Dante, o di Sofocle, se non si rammenta che quegli autori e tutti i loro colleghi, da Socrate in poi, hanno conosciuto il rischio della libertà e della vita ogni volta che hanno voluto esprimersi. Le loro biografie umane e i loro personaggi sono molto più vicini alla tragicommedia della vita che al mondo dell’Accademia. Occorre dunque che chi si affaccia agli studi accademici volga lo sguardo verso quella direzione con curiosità e rispetto. Vada a scovare il binomio aristotelico di “giustizia” e “bellezza” anche nel luogo che incarna la negazione dei due termini. Se ci fossero pregiudizi nell’approccio al problema del teatro in carcere, essi vengono spazzati via in un attimo, al primo contatto reale con quel mondo. L’azione formativa che si propone ha, infatti, il proprio cardine nel coinvolgimento diretto degli studenti nell’esperienza della pratica teatrale sul palcoscenico di Rebibbia: gomito a gomito con attori che hanno ritrovato, sul comune terreno della poesia e dell’arte, il filo smarrito della propria esistenza.
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