TEORIA E CRITICA DELL'ARTE CONTEMPORANEA - LM
(obiettivi)
Il corso mira all’acquisizione di autonome capacità di analisi storica e di interpretazione critica dei fenomeni artistici dell’età contemporanea, con particolare riguardo alle interazioni tra produzione artistica e riflessione teorica ed estetica.
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Codice
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20710160 |
Lingua
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ITA |
Tipo di attestato
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Attestato di profitto |
Modulo: TEORIA E CRITICA DELL'ARTE CONTEMPORANEA 1 - LM
(obiettivi)
Il corso mira all’acquisizione di autonome capacità di analisi storica e di interpretazione critica dei fenomeni artistici dell’età contemporanea, con particolare riguardo alle interazioni tra produzione artistica e riflessione teorica ed estetica.
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Codice
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20710160-1 |
Lingua
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ITA |
Tipo di attestato
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Attestato di profitto |
Crediti
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6
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Settore scientifico disciplinare
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L-ART/03
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Ore Aula
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36
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Attività formativa
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Attività formative caratterizzanti
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Canale Unico
Docente
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CHIODI STEFANO
(programma)
Gli anni Settanta compongono un panorama di grande ricchezza e complessità e nel quale le esperienze artistiche appaiono dotate di una forza problematica ed espressiva che le rende risolutamente attuali. L’attività degli artisti si poneva con grande franchezza di fronte alle contraddizioni sociali e politiche del tempo, indagando i meccanismi di consenso di massa o l’identità personale nelle sue articolazioni sessuali e relazionali, o ancora l’uso dello spazio e delle risorse naturali, l’organizzazione della vita politica ed economica, la violenza, la guerra, tutti temi che mantengono visibilmente intatta, e anzi hanno accresciuto la loro carica problematica e conflittuale nel nostro mondo globalizzato.
L’elemento comune a tutte le esperienze artistiche del decennio è senza dubbio la consapevolezza che l’arte è un codice, una costruzione collettiva, che le sue realizzazioni, gli spazi che occupa (il “cubo bianco”), i giudizi e le reazioni che suscita nel pubblico, hanno determinate possibilità e appartengono a un ordine pienamente storico e culturale. L’arte di questo periodo cerca di “fuoriuscire” dal suo ambito specialistico, di abbandonare le tecniche tradizionali, di investire lo spazio reale, tanto quello della città che quello naturale, di decostruire i meccanismi di consenso sociale e politico, di interrogare i meccanismi consci e inconsci che contribuiscono a formare la personalità e l’identità.
Tutto questo riguarda tanto gli artisti impegnati direttamente nella corrente concettuale (che usa di preferenza il linguaggio verbale come mezzo espressivo), come ad esempio Joseph Kosuth o Lawrence Weiner, ma anche quanti, come ad esempio Bruce Nauman, Daniel Buren, Dennis Oppenheim, Douglas Huebler e Franco Vaccari, usano altri media, e toccano infine anche quello che è stato definito il “campo allargato” dell’arte, vale a dire quell’insieme di esperienze che agisce fuori dai limiti della galleria e del museo e della stessa tradizione “antropocentrica”, in particolare della scultura. Figure emblematiche di questa tendenza sono Joseph Beuys, Gordon Matta-Clark e Robert Smithson, autori di alcune delle opere più memorabili di quegli anni, con la loro caratteristica mescolanza di visionarietà poetica e riflessività filosofica, o ancora Hans Haacke, con le sue “inchieste” di taglio esplicitamente politico, e Christo, con i suoi interventi (anti)monumentali. In Italia, artisti vicini all’Arte povera come Merz, Kounellis, Penone, Fabro e Boetti, declinano in forme e materiali originali una riflessione sul tempo, l’energia cosmica e psichica, altri, come Fabio Mauri, indagano la memoria storica e la dimensione politica, altri acnora, come Gino De Dominicis e Vettor Pisani, esplorano l’allegoria e il tableau vivant.
Il corpo è negli anni Settanta l’altro epicentro della ricerca artistica, grazie al lavoro di performer che mettono in scena, come Marina Abramović e Ulay, la loro interazione psicologica ed erotica, oppure la condizione di pericolo vigente in uno spazio sociale dominato dalla violenza, come nel caso del californiano Chris Burden, o ancora si legano alle posizioni del movimento di liberazione femminista, mettendo in discussione, come nei casi di Gina Pane, Valie Export, Ketty La Rocca e Hannah Wilke gli stereotipi dell’identità femminile. Tutti esempi questi in cui si manifesta pienamente l’irrequietezza, la mobilità, l’inventiva anticonvenzionale che compongono la cifra inconfondibile di un decennio straordinariamente vitale.
(testi)
Hal Foster et al., Arte dal 1900, Zanichelli (1945-1980) annisettanta, Skira, Milano 2007 [PDF] Anne Rorimer, New art in the 60 and 70s, Thames and Hudson 2001, pp. 194-274: https://www.dropbox.com/s/zivvzz76w32cu75/New%20Art%20in%20the%2060%27s%20and%2070%27s.pdf?dl=0
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Date di inizio e termine delle attività didattiche
|
Dal al |
Modalità di erogazione
|
Tradizionale
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Modalità di frequenza
|
Non obbligatoria
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Metodi di valutazione
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Prova scritta
Prova orale
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Modulo: TEORIA E CRITICA DELL'ARTE CONTEMPORANEA 2 - LM
(obiettivi)
Il corso mira all’acquisizione di autonome capacità di analisi storica e di interpretazione critica dei fenomeni artistici dell’età contemporanea, con particolare riguardo alle interazioni tra produzione artistica e riflessione teorica ed estetica.
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Codice
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20710160-2 |
Lingua
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ITA |
Tipo di attestato
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Attestato di profitto |
Crediti
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6
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Settore scientifico disciplinare
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L-ART/03
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Ore Aula
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36
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Attività formativa
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Attività formative caratterizzanti
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Canale Unico
Docente
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CHIODI STEFANO
(programma)
Gli anni Settanta compongono un panorama di grande ricchezza e complessità e nel quale le esperienze artistiche appaiono dotate di una forza problematica ed espressiva che le rende risolutamente attuali. L’attività degli artisti si poneva con grande franchezza di fronte alle contraddizioni sociali e politiche del tempo, indagando i meccanismi di consenso di massa o l’identità personale nelle sue articolazioni sessuali e relazionali, o ancora l’uso dello spazio e delle risorse naturali, l’organizzazione della vita politica ed economica, la violenza, la guerra, tutti temi che mantengono visibilmente intatta, e anzi hanno accresciuto la loro carica problematica e conflittuale nel nostro mondo globalizzato.
L’elemento comune a tutte le esperienze artistiche del decennio è senza dubbio la consapevolezza che l’arte è un codice, una costruzione collettiva, che le sue realizzazioni, gli spazi che occupa (il “cubo bianco”), i giudizi e le reazioni che suscita nel pubblico, hanno determinate possibilità e appartengono a un ordine pienamente storico e culturale. L’arte di questo periodo cerca di “fuoriuscire” dal suo ambito specialistico, di abbandonare le tecniche tradizionali, di investire lo spazio reale, tanto quello della città che quello naturale, di decostruire i meccanismi di consenso sociale e politico, di interrogare i meccanismi consci e inconsci che contribuiscono a formare la personalità e l’identità.
Tutto questo riguarda tanto gli artisti impegnati direttamente nella corrente concettuale (che usa di preferenza il linguaggio verbale come mezzo espressivo), come ad esempio Joseph Kosuth o Lawrence Weiner, ma anche quanti, come ad esempio Bruce Nauman, Daniel Buren, Dennis Oppenheim, Douglas Huebler e Franco Vaccari, usano altri media, e toccano infine anche quello che è stato definito il “campo allargato” dell’arte, vale a dire quell’insieme di esperienze che agisce fuori dai limiti della galleria e del museo e della stessa tradizione “antropocentrica”, in particolare della scultura. Figure emblematiche di questa tendenza sono Joseph Beuys, Gordon Matta-Clark e Robert Smithson, autori di alcune delle opere più memorabili di quegli anni, con la loro caratteristica mescolanza di visionarietà poetica e riflessività filosofica, o ancora Hans Haacke, con le sue “inchieste” di taglio esplicitamente politico, e Christo, con i suoi interventi (anti)monumentali. In Italia, artisti vicini all’Arte povera come Merz, Kounellis, Penone, Fabro e Boetti, declinano in forme e materiali originali una riflessione sul tempo, l’energia cosmica e psichica, altri, come Fabio Mauri, indagano la memoria storica e la dimensione politica, altri acnora, come Gino De Dominicis e Vettor Pisani, esplorano l’allegoria e il tableau vivant.
Il corpo è negli anni Settanta l’altro epicentro della ricerca artistica, grazie al lavoro di performer che mettono in scena, come Marina Abramović e Ulay, la loro interazione psicologica ed erotica, oppure la condizione di pericolo vigente in uno spazio sociale dominato dalla violenza, come nel caso del californiano Chris Burden, o ancora si legano alle posizioni del movimento di liberazione femminista, mettendo in discussione, come nei casi di Gina Pane, Valie Export, Ketty La Rocca e Hannah Wilke gli stereotipi dell’identità femminile. Tutti esempi questi in cui si manifesta pienamente l’irrequietezza, la mobilità, l’inventiva anticonvenzionale che compongono la cifra inconfondibile di un decennio straordinariamente vitale.
(testi)
Hal Foster et al., Arte dal 1900, Zanichelli (1945-1980) annisettanta (con Marco Belpoliti, Gianni Canova), Skira, Milano 2007 [PDF] Anne Rorimer, New art in the 60 and 70s, Thames and Hudson 2001, pp. 194-274: https://www.dropbox.com/s/zivvzz76w32cu75/New%20Art%20in%20the%2060%27s%20and%2070%27s.pdf?dl=0
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Date di inizio e termine delle attività didattiche
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Dal al |
Modalità di erogazione
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Tradizionale
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Modalità di frequenza
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Non obbligatoria
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Metodi di valutazione
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Prova scritta
Prova orale
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